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Descrizione

Cristina Balma Tivola raccoglie in questo libro nove saggi riguardanti l’evoluzione della documentazione audiovisiva dalla rappresentazione dell’altro all’autorappresentazione di noi stessi per arrivare a provocare chiunque tra noi, impugnata una telecamera, creda di catturare e mostrare la realtà di qualcun altro.

La sempre maggior diffusione di tecnologia audiovideo ha infatti permesso a chi finora era stato soltanto soggetto del cinema documentario di divenirne anche autore. Si tratta del diritto ad autorappresentarsi di minoranze culturali o comunità sociali svantaggiate, che eravamo abituati a vedere solo attraverso immagini prodotte su di loro da estranei, e che, adesso, danno vita ad un incontro/scontro tra le diverse rappresentazioni di sé e dell’altro.

Il libro, dunque, grazie al cinema etnografico, mette a fuoco l’importanza di chi si trova dietro la macchina da presa e del messaggio che, attraverso questa, vuol trasmettere a chi si troverà davanti al video, con la convinzione, o forse, più semplicemente, soltanto con la presunzione, di aver documentato la realtà e non il proprio punto di vista.

Con contributi di Roberta Altin dell'Università di Udine, Timothy Asch dell'University of Southern California, Patricia Aufderheide dell'American University, Cristina Balma Tivola dell'Università IUAV di Venezia, Sarah Elder della University of Buffalo, Faye Ginsburg della New York University, Harald Prins della Kansas State University, Jeanne Prinsloo della Rhodes University, Jay Ruby della Temple University of Philadelphia, Keyan G. Tomaselli dell'University of KwaZulu-Natal e Terence Turner della Cornell University.